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   Storie » Viva Sardinia!  
 
Pubblicato Giovedì 23 Giugno 2005 da Axisofsurfing
 
 

Surf da onda
Anni fa, nel 1994, durante un ennesimo viaggio sulla costa Basca, conobbi un simpatico trentaquattrenne americano di nome Henry che con moglie e figlia stava girando il mondo.

Lavorava per l’ United Airlines quindi volava gratis. L’intesa in acqua fu subito perfetta, era veramente un gentiluomo del surf, tranquillo e sorridente. La sua frase rimasta famosa fu:' Surf is better then sex, but don’t tell to your girl'. Diventammo amiconi e per tre giorni surfammo con lui ad Anglet cercando di attingerne il più possibile tecniche e trucchetti; a me corresse un difetto in fase di take off, consiglio che naturalmente applicai immediatamente ma con qualche difficoltà. L’ultimo giorno i saluti, bacio alla moglie e alla piccola Jenny, calorose strette di mano e frasi di rito:' See you in Italy, ok?'. 'Sure, you can bet there!' fu la sua risposta. Beh, indirizzo e numero di telefono lo aveva, quindi se voleva venire sapeva come fare. Nessuno di noi naturalmente dette importanza alla promessa fatta, immaginate quindi la sorpresa quando l’anno successivo, ad ottobre, mi arrivò la sua telefonata. Era a Roma e stava per venire da noi! L’entusiasmo per il suo arrivo era turbato solo dal fatto che in Versilia le condizioni erano a dir poco da suicidio: flat a Viareggio, idem a Forte dei Marmi e a M. di Massa, insomma piatta!!! Che figure di m., cosa cacchio penserà dopo che gli avevamo tanto decantato le nostre italianissime onde? Senza perderci d’animo decidiamo di trovare un altro posto non troppo lontano: e che ca++o, non c’è mica solo la Versilia, no? Ripiegammo sulla Sardegna che mai ci aveva deluso. Appena arrivato Henry, cena a base di Cacciucco a Livorno e via col traghetto senza perdere troppo tempo. Sbarcati ci dirigemmo verso Capo Mannu, il posto che conosciamo meglio, ma un’ occhiata veloce al mare ci confermò i sospetti: era flat anche qui!

Un local a San Vero Milis ci parlò di una mareggiata in arrivo da Sud Est consigliando di andare giù verso Cagliari. Proseguimmo quindi verso Chia, Henry sembrava comunque apprezzare perlomeno il panorama sardo. Quando arrivammo le onde erano piccole e per di più un ca++o di vento di mare sciupava tutto. Solo una cosa era splendida: i colori! Beh, la Sardegna è sempre la Sardegna. Per due giorni aspettammo che la mareggiata crescesse, ma crebbe solo il vento di Scirocco e non di poco. Arrivammo così al penultimo giorno 'costretti 'a surfare solo le onde del Poetto, niente male ma per noi fu una delusione. Henry si divertì comunque apprezzando i nostri sforzi, ma serpeggiò il sospetto che lui ci considerasse ormai come dei poveri sciagurati che surfano su onde decenti solo una volta l’anno se va bene, il suo perenne sorriso ci sembrò quasi una presa di culo.

Un altro local molto gentilmente (forse voleva solo allontanarci dal suo spot, boh!) ci consigliò Torre di Chia ed è proprio lì che trovammo le condizioni migliori. Dietro un promontorio con in cima una torre rompevano onde che un vento teso di terra pelava creando il classico sbuffo all’indietro. Sembravano niente male, ci buttammo. Henry riuscì a farci vedere cose veramente toste, è incredibile come riuscisse in ogni condizione a divertirsi come un pazzo!
In acqua c’erano dei locali, la maggior parte cortesi e sorridenti, uno in particolare con un longboard sembrava apprezzare molto la nostra presenza. Strano, pensammo noi sulle prime, poi capimmo: era il proprietario di un agriturismo distante un paio di km, la sera stessa naturalmente fummo suoi ospiti. Cena a base di prodotti tipici, deliziosi, a prezzi surfistici. Il tizio, di cui non ricordo il nome, ci raccontò gli inizi del surf sull’isola, dai primi tentativi con le tavole autocostruite, fino alle tanto desiderate d’importazione. Ci parlò dei pionieri e dei primi spots surfati, insomma la storia di tutti noi surfisti italiani, sardi, toscani o laziali, non fa differenza, abbiamo più o meno iniziato tutti allo stesso modo.
Il mattino seguente nulla pareva essere cambiato, solo il cielo era orrendo e minacciava pioggia. Infatti fu così, il vento andò calando e una pioggerellina fine cominciò a venir giù, peccato. Peccato ‘na sega, appena arrivati ci accorgemmo che le onde erano molto più regolari e l’acqua liscia come olio. Condizioni perfette per quel posto ci dissero i locali che però erano almeno il doppio del giorno prima (non si può avere tutto!). Henry fu il più lesto ad entrare in acqua cominciando lo show, sembrava aver capito da subito che le condizioni erano davvero ok. Con mio disappunto notai che le onde rompevano regolari solo a sinistra; non sono mai stato molto a mio agio sulle sinistre. Vabbé fa lo stesso, metto la muta e schizzo in acqua mentre le onde continuavano a migliorare a vista d’occhio, alcune tubavano a meraviglia. Era uno di quei giorni in cui si sorride alla vista di un big set in arrivo, non so se mi capite!

Henry si divertì più di noi su quei gioiellini , sfoderando manovre così radicali che si stentava a credere di aver di fronte un ‘over trenta’. Solo il cielo era veramente brutto, grigio uniforme, novembrino direi, ma le onde erano fantastiche, lunghe, tubose e regolari. Vidi addirittura un locale fare una decina di cut back sulla stessa onda, incredibile!
Uscimmo dall’acqua che quasi era buio, dovevamo correre a Olbia per il traghetto.
Henry imprecò: 'fuckin’ good! It’s incredible, like a small day at Pipeline! Viva Sardinia!'. Stava sicuramente esagerando in preda all’entusiasmo, ma ad ogni modo gli avevamo dimostrato che anche in Italia si può fare dell’ottimo surf, basta avere un po’ di pazienza… e trovare il posto giusto. Dopo quella volta purtroppo non lo abbiamo più rivisto. Ogni tanto ci arrivano delle cartoline, di solito verso natale, con frasi del tipo:' dobbiamo rivederci', ma niente più. Pare comunque che nonostante i suoi quarant’anni suonati continui a surfare con la solita grinta, magico Henry...

 
 
 

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